Tragedia lirica in 1 atto (1912)


La prima opera teatrale che valse a rivelare le doti melodrammatiche dell’esordiente musicista Mule fu La baronessa di Carini, tragedia lirica in un atto su versi di Francesco Paolo Mule.

Eseguita al teatro Massimo di Palermo il 16 aprile 1912, l’opera conseguì un successo veramente entusiastico. II libretto porta sulla scena una fosca leggenda siciliana del 1563: storia d’amore tragica che si chiude con la morte della giovane e bellissima protagonista colpita da suo padre, mentre la sventurata faceva scudo del proprio corpo per salvare la vita del suo adorato.

L’azione si svolge in una stanza del maestoso, turrito, fosco castello di Carini, trasformato dal barone don Vincenzo La Grua in una prigione fastosa e tetra nella quale ha relegato la figlia Caterina per sottrarla alla vista di Ludovico, giovane cavaliere da lei amato. (Loredana Bellavia)

Il Giornale di Sicilia scrisse che «l’autore, pure armonizzando e strumentando con sapienza moderna, canta, canta di continuo, italianamente, starei per dire sicilianamente. Egli, invero, sembra tutto rorido e fresco della divina musica popolare siciliana, cosi che la sua opera rende al vivo il carattere della nostra terra ».

Il Piccolo notò che «il successo della Baronessa di Carini non poteva essere più completo e più entusiastico. Il preludio fu bissato tra le approvazioni più unanimi: Giuseppe Mule ha vinto l’arduo cimento e noi schiettamente gli auguriamo che egli voglia, spinto dal successo odierno, tendere l’arco della sua genialità verso altri culmini eccelsi, sempre più in alto ».

Il Tirso osservo che «la cronaca della serata si può riassumere in questa sola parola: trionfo, un trionfo schietto dell’ingegno, della dottrina e della genialità. Vi furono parecchi bis, ma il pubblico, con alti gridi, avrebbe voluto riudire tutta l’opera, da cima a fondo ». 


La Baronessa di Carini, soggetto recuperato dalla tradizione orale e dagli studi fervidi di Salamone Marino, captò l’attenzione del giovane musicista di Termini Imerese che in un semplice atto, complice il fratello Francesco Paolo, condensò la vicenda tragica d’amore consumata da Caterina La Grua e Ludovico Vernagallo.

Ancora una storia di amore e morte tra famiglie rivali che si conclude con un femminicidio, nota triste per la condizione amara della donna che si protrae ancora oggi. L’opera vide la luce il 16 aprile 1912 al Massimo di Palermo con un’interprete di levatura storica quale la divina Claudia Muzio, direttore Gaetano Bavagnoli ed ebbe nel secolo varie riprese. (Salvatore Scinaldi)


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Tragedia lirica in un atto di Francesco Paolo Mulè
Composta nel 1912.
Edizione Ricordi, Milano 1913.
Prima esecuzione: Palermo, Teatro Massimo, 16 aprile 1912.

Altre esecuzioni: Palermo, Teatro Massimo, 1918 e 1934. Egitto, Cairo, Teatro Sultaniale, primavera 1939. Roma, Teatro Quirino, 11 marzo 1935 (direttore Riccardo Santarelli). Esecuzioni alla Radio Italiana: Stazione di Roma, 1 ottobre 1932 (direttore Giuseppe Mulè) Stazione di Torino, 8 ottobre 1932 (direttore Giuseppe Mulè) Stazione di Torino, 27 ottobre 1948 (direttore Arturo Basile).

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Bozzetti dei costumi di scena

Schermata 2017-09-13 alle 16.58.04 Schermata 2017-09-13 alle 16.58.38
Schermata 2017-09-13 alle 16.59.07 Schermata 2017-09-13 alle 16.59.39

Schermata 2017-09-13 alle 16.26.22 dall’archivio storico Ricordi – Il libretto in formato pdf da scaricare La Baronessa di Carini

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Concerto del 29 novembre 2014 presso l’Archivio Storico Comunale di Palermo.

Il soprano Alice Sunseri, il tenore Rosolino Cardile ed il pianista Salvatore Scinaldi ripropongono il duetto fra i due protagonisti dell’opera.


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L’opera è stata recentemente presentata al Festival internazionale “Nebrodi in Canto” a Ficarra (Me) il 2 agosto ed a  Sinagra (Me) il 4 agosto 2015


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